Via Defendente Sacchi
Nel 1957 il rettore Plinio Fraccaro ottenne dal Comune di Pavia la porzione ottocentesca del complesso architettonico facente parte dell’ex Ospedale di San Matteo, compreso fra via Defendente Sacchi e l’ampio cortile con le torri, coll’intento di impiantarvi un collegio universitario. Il fabbricato versava in cattivo stato di conservazione perché, dopo la chiusura della Scuola Allievi Ufficiali di complemento del Genio, intitolata al generale Federico Menabrea, nel 1943 era stato occupato dai tedeschi e dal 1945 abitato per circa un decennio dagli sfollati; necessitava quindi di urgenti e costosi lavori di recupero.
In merito all’edificio ottocentesco il rettore Plinio Fraccaro in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico il 6 novembre 1958 riferisce: “Il patrimonio dell’Università è stato accresciuto lo scorso anno per la generosa donazione all’Ateneo da parte del Comune della parte dell’ex Ospedale San Matteo che era rimasta di sua proprietà. Si tratta della parte più recente dell’ex Ospedale, costruita in gran parte ai tempi della restaurazione austriaca: l’area, fra scoperto e fabbricato, è di circa 9.000 m2; il suo valore, come area, di parecchie centinaia di milioni. La donazione impone all’Università alcuni obblighi, come il passaggio diurno pedonale attraverso il grande cortile centrale e l’arretramento della fronte dell’edificio lungo la via Defendente Sacchi. Sto sollecitando i pareri degli Uffici competenti sulla sistemazione dell’edificio sotto lo aspetto architettonico e sulla sistemazione delle torri conglobate nell’edificio, che da tempo si auspica vengano liberate. (…) Per mio conto, permettetemi di esprimere la mia soddisfazione per essere riuscito a ricongiungere all’Università tutto l’edificio dell’ex Ospedale San Matteo, nel quale si svolse per secoli, accanto all’opera di assistenza benefica, l’attività scientifica e didattica dei medici universitari. Quanto alla destinazione dell’edificio, penso che esso potrebbe essere destinato ad ospitare un altro Collegio universitario” (Annuario 1958-59).
Le condizioni poste dal Comune per la cessione di tale area si vengono a scontrare con la nuova sensibilità nei confronti della tutela dei centri storici e a tal proposito si schiera con il rettore Plinio Fraccaro anche uno dei più noti intellettuali italiani del secondo Novecento, Antonio Cederna (1921-1996), giornalista e saggista milanese impegnato nella difesa del patrimonio paesaggistico e culturale (laureatosi nel 1947 in Archeologia a Pavia) e membro fondatore di Italia Nostra.
In una lettera al rettore datata 7 aprile 1958 (BUPv, Ticinesi, 819), Cederna ribadisce: “La via D. Sacchi non deve in alcun modo essere toccata: tutte le città antiche d’Italia hanno strade strette, irregolari e tortuose” (Erba 2020), ma la richiesta di tutela non ottiene l’effetto auspicato.
Morto Plinio Fraccaro nel 1959, gli succede Luigi De Caro che, il 10 novembre 1960, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico, può elencare le opere già compiute: “L’isolamento delle torri con le aiuole e lo sfondo della cancellata, limitante il grande cortile, e l’arretramento della fronte dell’edificio con l’allargamento di via Defendente Sacchi, sono opere portate a termine” (Annuario 1960-61) e ringrazia l’architetto Emilio Carlo Aschieri per la “veramente bella progettazione”. Il 13 novembre dell’anno successivo il rettore riferisce: “La via Defendente Sacchi dopo i lavori di demolizione e la ricostruzione della facciata del nostro fabbricato, come concordato con la civica Amministrazione, è divenuta una strada di più ampio respiro, ciò che facilita la circolazione e l’accesso al Centro cittadino” (Annuario 1961-62).