L’Università di Pavia
Il palazzo che Ludovico il Moro dona allo Studium pavese sul finire del Quattrocento è affacciato su Strada Nuova, l’asse principale della città, che congiunge il castello visconteo con il ponte coperto.
L’edificio ospita tutti gli insegnamenti: il Diritto, la Medicina, la Filosofia e le Arti liberali. Nel corso del Seicento vengono rinnovati i due cortili gemelli a doppio loggiato: a sud quello dei Giuristi (ora cortile di Volta), a nord quello di Medici e Artisti (ora cortile dei Caduti).
Nel Settecento, all’impulso scientifico e didattico promosso da Maria Teresa d’Austria si affianca l’adeguamento edilizio, che conferisce al palazzo una veste neoclassica, con la nuova facciata progettata da Giuseppe Piermarini, e con un’«Aula per le pubbliche funzioni» (ora Aula Foscolo), poi affrescata con i simboli dei diversi insegnamenti (1782).
Intanto incominciano i primi ampliamenti, a nord con alcuni locali per la medicina e per il Teatro di anatomia (ora Aula Scarpa) progettato da Pollack (1785) e a sud, inglobando perfino una strada (la contrada di San Maurizio o “delle catene”), con la progressiva acquisizione del monastero del Leano fino all’angolo con l’attuale via Mentana, e con la costruzione di una nuova più grande Aula Magna progettata da Giuseppe Marchesi e inaugurata nel 1850.
Solo nel 1951 sarà possibile acquisire anche il complesso quattrocentesco dell’Ospedale San Matteo e, pochi anni dopo, anche la porzione ottocentesca (già Pio Luogo degli Esposti), fino alla via Defendente Sacchi.
Si configura così quel grande isolato urbano articolato in una serie di cortili, sotto i cui portici si dispiega un’importante collezione di rilievi e di epigrafi che raccontano la storia secolare dell’Università di Pavia.
Luisa Erba