La Strada delle Catene
L’Archivio storico dell’Università di Pavia conserva un testo manoscritto di Pietro Pavesi (1844-1907) di 63 pagine, datato 1 gennaio 1897, intitolato La strada delle catene, indirizzato al rettore e ai colleghi del Consiglio Accademico, corredato, in appendice, della trascrizione di alcuni documenti (ASUPv, Rettorato, Corrispondenza, b. 2175 f. 3). Il testo è pubblicato anche in appendice all’Annuario dell’Università di Pavia del 1896-1897 (Annuario 1896-97).
Nella seduta del Consiglio Accademico del 2 dicembre 1896 Pietro Pavesi, ordinario di Zoologia dell’Ateneo, viene incaricato di redigere una relazione sulla strada di San Maurizio, pubblico passaggio che attraversa il palazzo universitario collegando corso Vittorio Emanuele (Strada Nuova) a piazza dell’Ospedale. Tale testo è finalizzato a porre nuovamente al centro della discussione il problema (già affrontato in una precedente riunione del 26 novembre 1895) della chiusura di questo passaggio, denominato popolarmente, sin dai tempi dell’abate Elia Giardini, “strada delle catene” (Giardini 1830).
Pavesi specifica: «La stradadunquedelle catene o, nella nomenclatura civica,strada di S. Maurizio, adducendo alla descritta chiesuola omonima, era un po’ obliqua, larga a pena 5 br. (circa m. 3) all’imbocco, 8 (m. 4.75) allo sbocco dalla parte dell’Ospedale; ma molto frequentata dai pietosi recantisi al cimitero a pregare pei defunti, dove anche di notte si faceva spesso luminaria. Il popolo la chiamava delle cateneperché in principio ed in fine, cioè in strada nuova e poco prima della porta del cimitero dell’Ospedale, attraversata da catene, fisse ciascuna a due paracarri di granito, anzi verso strada nuova un altro paracarro chiudeva il varco sull’angolo dell’Università, la linea del lato occidentale del monastero del Leano essendone un po’ più avanzata. Le catene, che per altro c’erano anche davanti alle due porte maggiori dell’Università, ed in segno d’onoranza concedevansi a tutte le case dei grandi, venivano però tese soltanto nel tempo degli studj, altrimenti si toglievano, lasciandosi libero il passaggio di carri e carrozze dalla strada. Se non che, per l’angustia sua e per l’alta muraglia del Leano, le due aule del lato di mezzogiorno dell’Università restavano oscure ed inservibili come scuole; infatti poi divise in quattro destinate a magazzeno».
Lo stesso fascicolo che conserva il manoscritto custodisce anche due disegni: uno su cartoncino con la Pianta generale terrena della R. Università di Pavia (Tav. I) e una elaborazione originale, su carta velina, della Ortografia esterna della R. Università (Tav. II).