Pietà Mantegazza
Il rilievo della Pietà (1470-1475), un capolavoro che uguaglia le migliori opere di plastica della vicina Certosa, viene attribuito dalla critica ad un artista di grande fama, attivo nella seconda metà del XV secolo, Antonio Mantegazza (notizie 1464-1495), con qualche perplessità dovuta alla difficoltà di distinguere la sua mano da quella del fratello maggiore Cristoforo (notizie 1429-1479).
Il gruppo reca al centro il Cristo morto sorretto sul sepolcro, da Maria a sinistra di profilo e da S. Giovanni a destra frontale. Le tre figure, che si stagliano entro lo spazio esiguo dell’incorniciatura, presentano capelli a grosse ciocche, barba puntuta, lunghe mani scarne e dalle dita aperte, occhi socchiusi e bocche aperte che sembrano urlare, caratteristiche peculiari della produzione scultorea dei Mantegazza.
L’inquadratura architettonica in cotto è corredata inferiormente, nell’opera originale, da una lastra marmorea con epigrafe celebrativa relativa alla costruzione dell’Ospedale di San Matteo in caratteri capitali incisi: “HOC PIETATIS OPUS CONFERT HAEC REGIA QUONDAM/URBS PIA CLARA VIRIS PAUPERIS ALMA DOMUS/ACCIPIT HIC EGER MEDICO CURANTE SALUTEM/VIVIT INOPS TUTUS HIC VIGET UNA FIDES” (Quest’opera di pietà, la città regia/di poveri pietosi ha fatto fare;/l’infermo è qui dal medico curato/al pover si sovien, c’è una sola fede) (Mangili 1949).
La scultura venne rimossa dalla collocazione originaria “nel settembre del 1943, quando, dopo l’occupazione del nostro territorio da parte delle truppe germaniche, vi fu chi, e, se non erriamo il compianto Dr. Magnaghi, pensò bene di farlo togliere dal posto, dove fino allora si trovava, per salvarlo da eventuale rovina e riporlo al Museo Civico” (Mangili 1949). Ottorino Mangili verosimilmente allude a Luigi Magnaghi (1887-1948), medico, benefattore, bibliofilo, appassionato collezionista di memorie della città, che ebbe per vari anni l’incarico di reggente del Museo Civico; fu allievo di Golgi e nel 1923 accompagnò il celebre docente a Parigi per il conferimento della laurea honoris causa alla Sorbona.
Dalla documentazione conservata ai Musei Civici del Castello Visconteo si evince che il bassorilievo venne esposto alla mostra “Arte e ambiente pavese al tempo di Leonardo” tenutasi al Castello Visconteo dal 24 maggio al 6 giugno 1952; e probabilmente a partire da questa data entrò a far parte definitivamente delle collezioni museali, mentre l’edicola in terracotta fu ingressata il 3 novembre 1953. Nel 1949 il Comune di Pavia commissionò allo scultore pavese Emilio Testa (1906-1986) una copia della Pietà da collocare nell’esatta posizione originaria sulla facciata dell’ex nosocomio. Il manufatto originale è attualmente esposto nella sala XIV dei Mantegazza dei Musei Civici pavesi.