Palazzo del Maino

Il nucleo primitivo dell’edificio è costituito dal quattrocentesco palazzo di Silvestro Bottigella, che in parte occupava l’isolato a est della chiesa di Sant’Eusebio, nelle immediate vicinanze dell’Ospedale San Matteo. Per via ereditaria passò ai Bellisomi che lo cedettero nel 1750 a don Lorenzo Scagliosi, rettore dell’Università e tutore del giovane marchese Giasone Del Maino. Quest’ultimo diede poi avvio a importanti lavori di ristrutturazione che si conclusero probabilmente entro il 1769. L’elemento fondamentale che caratterizzò la trasformazione settecentesca del Palazzo fu il trasferimento dell’ingresso principale sul lato meridionale, dove venne rimontato l’antico portale quattrocentesco, al centro di una serie di statue allegoriche rappresentanti l’Amor per la Patria, la Religione, l’Onestà e il Decoro. Il portale si trova in asse con il vestibolo che dà adito al portico sul giardino e quindi con la prospettiva dipinta da Antonio Galli Bibiena sul muro della torre posta a sfondo dello spazio verde quadrato che si apriva alle spalle del Palazzo.

In questo contesto è significativa la presenza nel vestibolo dei ritratti dipinti di Maria Teresa e Giuseppe II, a suggello della posizione sociale del casato, riconfermata dalla fedeltà alla Casa d’Austria. Le pareti del vano ospitano inoltre un ciclo di storie affrescate che di recente si è proposto di riconoscere in alcuni episodi della vita dell’illustre giurista Giasone Del Maino, antenato ed omonimo del marchese.

In seguito il Palazzo non subì sostanziali modifiche, mentre profonde trasformazioni interessarono l’area dell’odierna piazza Leonardo da Vinci, aperta grazie ad una serie di demolizioni. Nel 1863 Palazzo divenne proprietà dell’Ospedale che vi stabilì laboratori e uffici amministrativi, funzioni a cui adempiette sino all’ultimo quarto del secolo scorso, quando passò in uso all’ateneo. Nel frattempo il giardino era stato aggregato all’area della piazza, creata con lo scopo di offrire respiro all’ampliamento della sede universitaria all’interno degli edifici abbandonati dal Policlino, trasferitosi nella nuova sede esterna al centro urbano. Nel secondo dopoguerra con progressivi sventramenti la piazza assunse l’attuale sistemazione, quale spazio centrale di un polo urbano di studi e di servizi ancora oggi vitale, entro cui è ormai rientrata a pieno titolo anche la presenza del settecentesco Palazzo Del Maino.

Gianpaolo Angelini