Il Pio Luogo degli Esposti

La presenza di un istituto pavese dedicato all’assistenza dei bambini abbandonati è attestata dalla seconda metà del Quattrocento, quando nell’aprile del 1479 il notaio Ludovico de Legge rogava l’atto di fondazione del «Hospitale de li Exposti seu Bastardini».

L’istituto ebbe la prima sede nell’Ospedale a fianco della chiesa ora distrutta di Santa Maria di Porta Aurea sul corso di Porta Santa Giustina, oggi corso Garibaldi, vicino a San Luca.

Successivamente, nel 1787 nell’ambito di una generale e complessa riorganizzazione, l’imperatore Giuseppe II unì amministrativamente il Pio Luogo degli Esposti all’Ospedale San Matteo e nel 1795 l’Ospizio si trasferì in un edificio attiguo al San Matteo, in una casa donata da Gaspare Pietra in contrada San Pietro al Muro ora corso Carlo Alberto.

L’ubicazione dell’ente assistenziale nelle vicinanze dell’Ospedale rispondeva alla consuetudine di abbandonare i bambini sotto i portici degli ospedali e alla necessità dei neonati di cure mediche costanti che la vicinanza all’Ospedale San Matteo avrebbe garantito.

L’Ospizio accoglieva i bambini abbandonati con meno di diciotto mesi che giungevano attraverso la ruota, quelli inviati dal ricovero di Santa Margherita o dai sindaci e dai parroci di paesi vicini. Erano ammessi temporaneamente i bambini le cui madri si trovavano ricoverate in ospedale e i figli di madri detenute in carcere.

L’organizzazione e la gestione del Pio Luogo era affidata ad un addetto, denominato registrante, e ad una governate. Il registrante dipendeva dal direttore dell’Ospedale San Matteo, si occupava dell’accettazione e del movimento dei bambini e vigilava sul buon andamento dell’istituto. La governante riceveva i piccini e prestava loro le prime cure, sorvegliava la disciplina, l’educazione e l’istruzione dei più grandi insegnando loro a leggere, a scrivere e a far di conto e introduceva le ragazze ai lavori femminili.

All’interno dell’Ospizio il soggiorno dei bambini era da considerarsi transitorio, perciò quanto prima erano affidati a persone che li accoglievano presso le loro abitazioni. I bambini ‘da latte’, ossia i lattanti, erano consegnati alle balie per l’allattamento, mentre gli esposti ‘da pane’, i bambini non più lattanti, erano alloggiati dagli allevatori che abitavano preferibilmente nelle campagne.

Al compimento dei sedici anni per i maschi e dei diciotto per le femmine, i ragazzi cessavano di far parte della ‘famiglia del brefotrofio’ e lasciavano definitivamente l’Ospizio.

Nel 1927 l’assistenza ai minori abbandonati fu affidata all’Amministrazione provinciale che costruì un nuovo istituto, denominato Sante Zennaro, in viale Taramelli.

L’edificio che ospitava il Pio Luogo nel dopoguerra divenne ricovero per gli sfollati, oggi è sede dell’Università degli Studi di Pavia.

Lucia Roselli