La Scuola Allievi Ufficiali di Complemento del Genio (Caserma Federico Menabrea)

Nel 1932 con il trasferimento dei reparti dell’Ospedale di San Matteo nella nuova sede del Policlinico in località Caima (piazzale Golgi), si rende disponibile l’ampia area del corpo di fabbrica quattrocentesco, in pieno centro cittadino, a ridosso dell’Università, area che risulta particolarmente appetibile per vari Enti. Si viene così a delineare un momento di svolta per l’assetto urbanistico della città, dell’Ateneo stessoe, al contempo, si apre un lungo periodo di incertezza per l’ex complesso ospedaliero.

Il Comune di Pavia nel 1932 riesce ad acquistare questa vasta area, già ambita dall’Ateneo, ma tra le varie ipotesi di riuso risulta vincente quella di adibirlo a caserma.

“Venerdì mattina, 11 marzo, in Municipio, presenti il Rettore della R[egia] Università prof. Comm. Ottorino Rossi ed il Presidente del Consiglio Ospitaliero, geom. Guglielmo Perazzo, il Podestà prof. comm. Pietro Vaccari, in rappresentanza del Comune, ed il Capo dell’ufficio fortificazioni del Corpo d’Armata di Milano Ten. Colonnello cav. Armando Mazzetti, in rappresentanza dell’Amministrazione militare hanno firmato uno schema di convenzione per l’istituzione in Pavia di una Scuola Allievi Ufficiali di Complemento del Genio con sede nel fabbricato denominato Ospedale di San Matteo (…). Altre due convenzioni convenute con l’Amministrazione dell’Ospedale S. Matteo e con il Rettorato dell’Università, anche in rappresentanza, questo, del Consorzio per il nuovo Policlinico, assicurano il passaggio del complesso degli stabili del S. Matteo in proprietà piena ed intera del Comune che li cederà in uso gratuito alla Scuola Allievi Ufficiali a decorrere dal prossimo maggio”. Inoltre “l’edificio verrà separato dal palazzo universitario mediante l’apertura di una strada che, partendo dalla piazza Leonardo da Vinci di fronte al colonnato dell’Aula magna terminerà in corso Carlo Alberto”, proseguendo fino a piazza Castello (“Il Popolo di Pavia”, 13 marzo 1932).

L’attuazione di questo insensato progetto di realizzazione della strada (già elaborato dagli architettiGiuseppe Sebastiano Locati e Giuseppe Bergomi nel 1919) fu evitata sia dal veto della Soprintendenza sia dalla richiesta da parte delle Autorità militari di poter avere in uso anche lo spazio ‘riservato’ all’Università e alla nuova strada, avendo reputando l’area loro assegnata insufficiente (secondo le stime la caserma avrebbe dovuto ospitare almeno 700 allievi e circa 280 altre unità tra ufficiali, sottoufficiali e militari di truppa); la richiesta venne infine concessa dal Rettore. A breve la Scuola Allievi Ufficiali di Complemento del Genio Civile, prestigiosa istituzione militare di alta formazione, sarebbe stata trasferita da Verona (la prima sede istituita nel 1930 era nel Castello di San Pietro) a Pavia, con un’operazione destinata a dare lustro alla città.

La caserma modello con relativa scuola viene intitolata al generale Luigi Federico Menabrea, conte di Valdora (1809-1896), politico, deputato, poi senatore, ufficiale del Genio, insegnante di geometria descrittiva, di meccanica e di costruzioni all’Accademia militare di Torino dal 1839 al 1848.

Pertanto l’altra caserma pavese – già dedicata al generale Menabrea – in via Riviera (che in origine ospitava il monastero benedettino di S. Salvatore, soppresso nel 1786 da Giuseppe II, e trasformato nel 1860 in caserma e oggi corrispondente al piccolo chiostro San Mauro) nel 1932 viene ribattezzata Caserma Mario Rossani (1890-1918), maggiore del Genio caduto durante la Prima guerra mondiale, medaglia d’oro al valor militare.

I lavori di adattamento dell’antica crociera dell’ex nosocomio al nuovo uso di caserma iniziano immediatamente dopo il trasloco dell’Ospedale di San Matteo attuato nel maggio 1932. Già il 4 giugno 1932 sul grande ammalorato fabbricato, appena sgomberato dalle varie cliniche, hanno inizio i lavori di adattamento, su progetto dell’Ufficio Fortificazioni del Corpo dell’Armata di Milano, coordinati dalla ditta Rampazzi Francesco di Carbonara Ticino (che vede inizialmente impiegata nel lavoro una squadra di 55 operai, saliti a 150 a luglio e a 610 in ottobre). In soli sei mesi vengono condotti consistenti lavori di riordino per dare solidità alla struttura, aumentare la capacità del fabbricato e ripartire diversamente gli spazi interni che prevedono la demolizione di pareti divisorie inutili, dei pavimenti in cattivo stato di conservazione, dei soffitti troppo bassi, lo sfondamento dei solai, lo scrostamento degli intonaci, ma anche interventi nei cortili come la rimozione delle erbe infestanti, la pulitura delle colonne, dei ballatoi, delle scale e delle balaustre e la demolizione dei nove alti fumaioli.

L’11 dicembre 1932 la Scuola Allievi Ufficiali di Complemento del Genio viene solennemente inaugurata – con l’avvio del primo corso – nel rinnovato cortile grande (Teresiano) alla presenza di alte autorità militari e civili, del Ministro della Guerra S.E. cavaliere di Gran Croce generale Pietro Gazzera e del comandante della scuola colonnello cavalier Luigi Grosso (1885-1960) che ebbe il merito di aver forgiato un istituto modello, fucina di numerosi allievi ufficiali del Genio di ogni specialità. Alla manifestazione è presente anche lo scultore Vito Pardo (1872-1933), sottotenente di complemento del Genio, autore del grandioso monumento ai valorosi caduti dell’Arma del Genio posizionato al centro del cortile principale e offerto dalla città di Pavia.

Il 7 giugno 1933 il principe Umberto di Savoia visita la caserma dimostrando grande interesse per la trasformazione dell’ex ospedale in edificio militare, interessandosi alla vita della scuola e allo svolgersi del recente primo corso, esprimendo in particolare la sua ammirazione per la fontana con “classico Leone di San Marco a tipo dalmata”. A nome della Scuola gli viene offerta una medaglia d’oro l’emblema della scuola e il motto “Par ingenio virtus” e sull’altro lato una veduta stilizzata delle torri dell’ex San Matteo e la dicitura “Scuola Allievi Ufficiali del Genio di Pavia” (“Il Popolo di Pavia”, 9 giugno 1933).

La rivista “Ticinum” (1 giugno 1933) definisce la Menabrea “espressione di perfetta organizzazione moderna ricca di ogni espediente tecnico, somma ideale di perfezionata esperienza, magnifico complesso di cortili, di sale, di camerate tali da far ritenere che la Scuola Allievi Ufficiali del Genio a Pavia abbia il privilegio di costituire un primato”.

È una sorta di minuscolo villaggio con una propria toponomastica: per gli spazi interni (aule e dormitori) vengono adottati nomi di eroi di guerra o di illustri personaggi, tra i quali il Tenente pavese del 1º Reggimento del Genio e medaglia d’oro Peppino Franchi Maggi, cui è intitolata l’Aula Magna della Scuola (attuale Aula di Disegno) o l’inventore e premio Nobel per la Fisica Guglielmo Marconi al quale è dedicata la sala della radiotelegrafia, l’Aula Marconi (ora Aula Forlanini) o ancora ad Alessandro Volta, “nella manica ovest della croc[i]era” dell’ex ospedale, “già occupata dalla sala E (chirurgia)” (“Ticinum”, 1 giugno 1933).

I cortili vengono denominati facendo riferimento alle ricorrenze della storia d’Italia: XVIII ottobre il grande cortile principale (ora Teresiano) dove hanno luogo le manifestazioni solenni della scuola; IV novembre lo spazio adibito a palestra all’aperto con il percorso di guerra (Cortile Sforzesco); XIII febbraio (Cortile dei Tassi); XXIV maggio cortile riservato alle feste danzanti (attuale cortile del Collegio Fraccaro); II luglio (Cortile delle Magnolie), quindi XXI aprile e XV giugno. Ogni cortile è adornato da monumenti, alcuni dei quali realizzati dagli stessi allievi.

Negli spazi interni del “piccolo villaggio” vengono creati numerosi ambienti dotati di attrezzature scelte tra le più moderne offerte dall’industria nazionale: tre cucine (per allievi, truppa e sottoufficiali) con fornelli modernissimi, i servizi igienici (con latrine alla turca per gli allievi la truppa; all’inglese per gli ufficiali e 48 docce), mense (una per gli allievi e una per i sottoufficiali), stanza destinata all’impianto lavaggio stoviglie, dormitori, una infermeria e una sala operatoria, una cappella, sala gioco per gli allievi, sala per la musica, palestra coperta (Aula del ‘400), sala di scherma, un bar, uno spaccio alimentare, una biblioteca, un parlatoio per gli allievi, una sala di lettura e studio allievi ufficiali, sala del barbiere, sala del rapporto, ufficio del comandante, aula telegrafisti, Aula Guglielmo Marconi per gli allievi ufficiali della specialità radiotelegrafisti (Aula Forlanini), Aula Galileo Galilei, Aula Augusto Righi (attuale archivio di deposito), Aula Magna Peppino Franchi Maggi per gli allievi della specialità zappatori e minatori (la futura Aula di Disegno).

Già l’anno successivo l’inaugurazione si interviene anche sui sotterranei per poter ricavare altre aule e realizzare, in tutti i chiostri, scale di accesso. Inoltre sotto il porticato del “cortile di sud-est” (verosimilmente nello spazio adibito a palestra con il percorso di guerra, il Cortile IV novembre, attuale Sforzesco) viene aperta una rampa per i mezzi che comporta, durante tali lavori.

La caserma resterà operativa una decina di anni; a partire dal 1943 l’ampia area verrà occupata e devastata dalle truppe neonaziste e tedesche, abbandonata definitivamente nel 1945, diventerà nel dopoguerra rifugio per sfollati e senzatetto.