L’Aula Volta già Teatro di Fisica
Nel novembre del 1778, il conte di Firmian, ministro plenipotenziaro dell’Impero Austriaco per la Lombardia, chiama Alessandro Volta (1745-1827) all’Università di Pavia conferendogli la cattedra di Fisica sperimentale, separando la cattedra già tenuta dal 1772 da padre Carlo Barletti (1735-1800) in Fisica sperimentale e Fisica generale.
Volta si dedica anche alla ristrutturazione del Gabinetto di Fisica, dotandolo di numerosi strumenti per la ricerca e la didattica, alcuni progettati da lui stesso a Pavia, altri acquistati durante i suoi numerosi viaggi di studio all’estero che compie dal 1780 al 1784.
Per il grande numero degli studenti che frequentano le sue lezioni, viene abbandonata l’idea di un ampliamento del vecchio Teatro Fisico (che si trovava al piano superiore del lato sud del Portico Legale) e si opta per la costruzione ex novo di un più ampio teatro creato ad hoc e di una galleria per le macchine.
Nel 1785, anno in cui Volta è eletto rettore, Giuseppe II, a seguito della sua visita all’Ateneo pavese nel 1784, ordina la costruzione della nuova aula (attuale Aula Volta)
Collocato al piano superiore del lato orientale del Portico Teologico (Cortile delle Statue) il nuovo Teatro Fisico viene realizzato dall’architetto Leopoldo Pollack (1751-1806). L’esecuzione dei lavori murari, affidata all’appaltatore Giuseppe Agostino Fossati, viene conclusa nel luglio 1787 “con magnificenza e gusto non ordinario a quell’epoca” (Sangiorgio-Longhena 1831); nell’ottobre dello stesso anno anche il partito decorativo dell’aula è ultimato e a dicembre l’ambiente è collaudato dallo stesso Pollack, cui si deve anche lo studio dell’arredo.
Per questo spazio, che riprende nelle linee generali la struttura della coeva Aula di Anatomia, Pollack ripropone il modello del teatro antico con cavea a emiciclo, sensibilmente vicino a quello del Teatro Olimpico di Palladio a Vicenza. Consiste in un vano rettangolare trasformato in semicircolare arrotondando gli angoli nei quali si inseriscono due scale a chiocciola che permettono l’accesso all’aula dall’alto. La parete curva a emiciclo è scandita da una sequenza di colonne e semicolonne ioniche “di fino marmo detto fiamma o rosso di Francia” (Sangiorgio-Longhena 1831) che sorregge l’architrave, sormontatoda una fila di lunette e concluso, sopra le porte laterali di accesso, da due nicchie che accolgono altrettante statue. Le sculture che ritraggono a grandezza naturale Galileo Galilei e Bonaventura Cavalieri, padri fondatori della geometria moderna, furono realizzate nel 1787 dallo scultore Grazioso Rusca (1757-1829) di Rancate. Al medesimo artista si ascrivono anche due bassorilievi in gesso, perduti, rappresentanti uno “l’Europa che tiene l’effigie di Newton”, l’altro “l’America che sorregge il ritratto di Franklin” e statue simboliche, come si evince dal mandato di pagamento del 6 marzo 1788 (ASMi, Fondo Studi, p.a., cart. 444).
Per la decorazione del Teatro Fisico, purtroppo andata perduta, fu lo stesso Pollack ad accordarsi con gli esecutori nel 1787: il “piccapietra” Francesco Piodi, lo scultore Grazioso Rusca e il “pittor figurista” Giuseppe Legnani (ASMi, Studi, p.a., cart. 444).
L’originale soffitto a soppalco piatto retto da cariatidi progettato da Pollack nel 1828 venne sostituito nel 1830-1831 dall’attuale copertura a conchiglia dovuta all’architetto Giuseppe Marchesi (1778-1867). Tale intervento comportò anche la trasformazione delle finestre superiori rettangolari in piccole lunette di raccordo agli spicchi della volta. È possibile tuttavia risalire al complesso apparato decorativo grazie alla breve descrizione del pittore milanese Giuseppe Legnani; nella sua nota spese del 27 ottobre 1787 indica il soggetto della medaglia affrescata al centro della volta che raffigura “La Filosofia, che scopre la Natura, e l’ignoranza che fugge in mezzo a quattordici animali di più specie, frutti e fiori ed altri strumenti”, secondo la tematica suggerita dall’abate Carlo Bianconi, segretario dell’Accademia milanese di Brera (ASMi, Fondo Studi, p.a., cart. 444).
Il partito decorativo risulta completato anche da quattro bassorilievi dipinti a monocromo rappresentanti: “Scuola di Geografia”, “Esperimenti sù la macchina Pneumatica”, “Esperimenti su la macchina Elettrica”, “Scuola del Globo Celeste”, “tutti figurati da Fanciulli in numero di 32 e più figure” e da “Nove Pianeti rappresentanti: Crepuscolo della Mattina, Mercurio, Minerva, Diana, Urano, Giove, Saturno, Venere, Marte ed il Crepuscolo della Sera”. Con questo intervento venne compromessa anche la decorazione originale dell’aula (ultimata nell’ottobre 1787), che celebrava la nuova scienza sperimentale e le più recenti scoperte dell’astronomia, sia attraverso ritratti che esaltavano alcuni protagonisti della rivoluzione scientifica, sia mediante nuove strumentazioni.
Al centro della parete piana settentrionale, tra i due ovali dipinti a monocromo su fondo azzurro con il “Crepuscolo della Mattina” e il “Crepuscolo della Sera”, è ospitato entro il nicchione il busto all’antica in marmo di Carrara di Alessandro Volta commissionato nel 1821 da Pietro Configliaghi, tradizionalmente attribuito a Giuseppe Comolli da Sangiorgio e Longhena e dalla letteratura posteriore; viene ascritto da Rossana Bossaglia (Bossaglia 2000) a Giovanni Battista Comolli (1775-1831), scultore valenzano formatosi a Brera e autore dell’erma sulla tomba di Volta a Como; si tratterebbe quindi di una delle tre versioni del busto dello scienziato da lui eseguite. Uno è conservato alla Galleria d’Arte Moderna di Milano.
Nella porzione superiore della parete di fondo, sull’attico nord, sono affrescate, intervallate da finestrelle rettangolari trompe l’oeil, due specchiature a monocromo con i più importanti strumenti scientifici inventati da Volta. La decorazione di congegni, quali la pila, inventati più tardi rispetto alla data di esecuzione dell’originario apparato decorativo, permette di ascrivere le due specchiature ad un intervento successivo. Inoltre, i riferimenti inequivocabili della decorazione dell’attico ad Alessandro Volta, fanno ipotizzare che possa esser stata concepita contestualmente all’introduzione – in occasione dei restauri del plafone nel 1830 – del busto marmoreo di Volta nel nicchione centrale della parete di fondo, destinata a consacrare il Teatro di Fisica alla memoria dello scienziato scomparso nel 1827.
L’aula verrà restaurata nel 1945, in occasione del secondo centenario della nascita di Alessandro Volta– come si evince anche dalla lapide apposta nel 1948 all’ingresso – e intitolata all’illustre scienziato che qui insegnò Fisica sperimentale dal 1778 al 1802 e fu rettore nel 1785.