L’Aula Magna
La nuova Aula Magna, destinata alle funzioni accademiche, viene costruita tra il 1845 (al 30 maggio risale la posa della prima pietra) e il 1850, a oriente del Cortile delle Statue, sull’area dell’oratorio di San Maurizio e dell’attiguo cimitero nella Contrada dello Spedale (ora piazza Leonardo da Vinci), definita “lurida, angolosa e meschina” dalla Commissione d’Ornato che aveva tra i suoi membri l’architetto Giuseppe Marchesi (1778-1867). Il progetto dell’aula si deve a detto architetto, con la direzione dei lavori, come da espressa richiesto da Marchesi, affidata a Giovanni Battista Vergani (1788-1865). Chiamato nel 1841 alla cattedra pavese di Disegno d’architettura quest’ultimo deve sovraintendere i due capomastri Teodoro Casanova e Giuseppe Sala.
Nell’aula si fondono le due tipologie architettoniche proprie del mondo classico: quella del tempio (all’esterno) e quella della basilica (all’interno), ad indicare, rispettivamente, la sacralità del luogo e l’indirizzo civile e pubblico.
L’edifico esterno rimanda al modello classico del tempio greco, con un grandioso pronao a sei colonne monolitiche di granito e due pilastri angolari di ordine corinzio, sormontato da una trabeazione con iscrizione “SOLLEMNIBVS STVDIORVM DICATVM ANNO MDCCCL”, che specifica la destinazione, sulla quale insiste un timpano ad altorilievo di Antonio Galli di Viggiù (1812-1861) raffigurante un rettore, che alcuni studiosi identificano in Alessandro Volta, seduto al centro nell’atto di conferire una laurea ad uno studente e tutt’intorno docenti in varie pose.
L’ampio interno a pianta basilicale, coperto da una volta a botte a cassettoni (in ogni formella campeggia un rosone a rilievo, in cinque diverse tipologie), è scandito da possenti colonne con capitelli corinzi che delimitano le due navate minori sormontate da gallerie e culmina nell’abside semicircolare caratterizzata da quattro semicolonne e coperta da lacunari ottagonali.