L’Ospedale San Matteo tra ‘700 e ‘800

Nel 1767 la congregazione dei deputati dell’Ospedale San Matteo decise di intraprendere una sostanziale riforma del complesso architettonico quattrocentesco, in modo che venisse adeguato alle teorie mediche dell’epoca, e designò Francesco Malaspina, Giovanni Battista Provera e Francesco Sartirana affinché seguissero la fabbrica. A seguito della consulenza di Pietro Moscati, docente di anatomia e chirurgia, di Giambattista Borsieri, docente di chimica, e del rettore Michele Rosa, il Sartirana elaborò un progetto di intervento, probabilmente tradotto graficamente dal capomastro Gaspare Catenaccio, progetto inviato al governo di Milano per l’approvazione e sulla base del quale fu avviata la fabbrica il 12 settembre 1770.

Il primo intervento riguardò la sostituzione del piccolo cortile porticato su tre lati, che consentiva l’accesso al centro del fronte meridionale (quello sull’attuale piazza Leonardo da Vinci), con un grande atrio chiuso e coperto da una volta nascosta esternamente da un tetto a quattro falde. Seguì l’introduzione della grande lanterna al centro della crociera centrale, al fine di aumentare la ventilazione delle infermerie e ridurre la possibilità di contagi tra i degenti. Tale intervento era strettamente connesso con la realizzazione di due setti murari tesi a separare i bracci est e ovest della crociera quattrocentesca, operazione, che sollevò molte polemiche e innescò una serie di interruzioni e ritardi nella fabbrica, essendo stato richiesto addirittura un sopralluogo dell’architetto Giuseppe Piermarini, che ebbe luogo nel 1774. Era, intanto, stato modificato il sistema della finestratura delle corsie maschili ed erano state sostituite nei quattro cortili dell’Ospedale – a partire dall’attuale Cortile Sforzesco – le colonne quattrocentesche appoggiate su muretti, conformemente alle consuetudini dei chiostri monastici, con nuovi esemplari in granito di ordine dorico e di dimensioni maggiori.

A seguito delle dimissioni di Sartirana da regio delegato alla fabbrica, fu interpellato Giulio Galliori, architetto del Duomo di Milano, ma il suo progetto, eccessivamente costoso, rimase sulla carta.

I lavori si interruppero fino al 1782, quando vennero ripresi dall’architetto Leopoldo Pollack sotto la supervisione del marchese Luigi Malaspina, nominato amministratore e direttore dell’Ospedale. Venne profanata la vecchia chiesa di san Matteo, trasformata in infermeria, e venne ultimata la cupola centrale progettata da Sartirana, la quale era rimasta incompiuta internamente, dopo la posa in opera delle quattro colonne angolari.

A partire dal 1785 iniziò a prendere forma l’idea di ampliare l’istituto verso est. Un primo progetto di Malaspina fu rielaborato con alcune varianti nella versione definitiva da Pollack nel 1787. L’anno seguente venne avviata la demolizione del corpo di fabbrica orientale del vecchio ospedale, a eccezione dei portici dei cortili interni, il quale venne sostituito da un fabbricato più profondo con un volume aggettante centrale (corrispondente al lato ovest dell’attuale Cortile Teresiano). Nella stessa occasione fu demolita la volta dell’atrio d’ingresso sul lato meridionale, progettata da Sartirana, e venne sostituita dall’attuale, emisferica su pennacchi. Fu inoltre allungato verso est, ma con un diverso trattamento del prospetto, il corpo meridionale dell’Ospedale, fino a inglobare la Torre dell’Orologio, così da dare definizione architettonica alla testata meridionale del nuovo corpo di fabbrica.

L’ulteriore ampliamento dell’Ospedale verso est, già ipotizzato nel 1816, fu procrastinato fino al 1843, quando il fronte progettato da Leopoldo Pollack nel 1788 fu replicato in un nuovo fabbricato parallelo e speculare al precedente, in modo che venne così a costituirsi quello che è oggi noto come Cortile Teresiano.

Davide Tolomelli