Aula Foscoliana

Nel 1775 l’architetto Giuseppe Piermarini (1734-1808) realizza, per volere dell’imperatrice illuminata Maria Teresa d’Austria, al piano superiore del corpo di fabbrica compreso tra i due antichi cortili dei Medici e degli Artisti e dei Giuristi (oggi dei Caduti e Volta), in modo che potesse essere utilizzata da entrambe le facoltà, una prestigiosa aula per le “pubbliche funzioni” (attuale Aula Foscoliana), deputata a ospitare le cerimonie accademiche e le lauree. Giuseppe Cicognini, medico faentino, laureatosi nell’Ateneo bolognese, individuato da Kaunitz nel 1770 come figura competente, assieme all’architetto Giuseppe Piermarini, per attuare il progetto di riforma dell’Università, nella sua Relazione dell’aprile 1771precisa: “Il corpo intermedio alli due portici potrà comodamente servire all’uso di grande uditorio, ossia Aula Magna, in occasione delle prolusioni, ovvero degli altri atti accademici di pubblico consenso, poiché l’ampiezza di questo vaso è capace di contenere più centinaia di uditori. Per questa stessa ragione potrà essere anche scuola per qualche Facoltà qualora gli scolari straordinariamente abbondassero. Finalmente potrà servire per Oratorio e Cappella, al qual uso con molta economia potrà essere adattata mediante un semplice altare, collocato in facciata, da coprirsi in occasione di altre funzioni, e con ordinare le panche fatte in modo che possano servire anche d’inginocchiatoio” (ASMi, Studi p.a., cart. 443).

Nel testo di Pietro Pavesi viene ricordato che “Di fronte alla scala, in pian terreno era la scuola del primario medico (aule IV e V); al piano superiore la scuola del primario legale” (Pavesi 1897); sarà quest’ultima a essere trasformata in aula per le pubbliche funzioni, un capiente ambiente a pianta rettangolare coperto da una volta ribassata, con due ingressi sui lati brevi (in origine un solo accesso a ovest) e quattro finestre su ciascun lato lungo (in origine cinque per lato).

Nel 1782 il Governo di Vienna, ritenendo la sala disadorna e poco decorosa, commissiona al pittore Paolo Mescoli la realizzazione di ornati di “maestosa eleganza” e “ragionevole economia”. Il 30 settembre 1782 il Mescoli firma infatti il contratto per la decorazione pittorica – descritta dettagliatamente nel documento “Copia della scrittura conciliata con il pittore Paolo Mescoli per le opere da farsi dal medesimo nella Sala della Regia Università nella quale si fanno le pubbliche funzioni scolastiche” (ASMi, Studi p.a., cart. 444) – che verrà ultimata nell’aprile 1783.

Il direttore della Segreteria universitaria Domenico Spadoni precisa inoltre che: “nel primo pannello del lato di mezzogiorno, su tavoletta posta in mano alla figura centrale, ch’ha nell’altra uno stilo, si può ancora leggere la firma del decoratore: ‘Paulus Mescoli fec. An.° 1783’. Secondo m’ha informato l’eruditissimo prof. R. Soriga, Direttore del Civico Museo, questi era un Ticinese, forse domiciliato in Pavia figurando membro della locale Loggia massonica del tempo” (Spadoni 1932).

Il partito decorativo di notevole qualità formale e di gusto neoclassico, riveste l’intero ambiente con raffigurazioni simboliche correlate al mondo della cultura e del sapere, sotto la tutela delle divinità classiche, Minerva (Atena o Pallade Atena) e Mercurio (Ermes). Sulla volta campeggia un medaglione ovale a monocromo con un’articolata allegoria del Sapere. Minerva è assisa su una nube, con elmo e armi a terra, affiancata da un’aquila, uccello sacro a Giove che tiene tra gli artigli un globo sormontato dalla croce (simbolo dell’Impero). La dea della Sapienza e della Saggezza è raffigurata mentre porge corone d’alloro a Mercurio, dio dell’Eloquenza, con l’elmo alato e caduceo. A destra due putti intrecciano serti d’alloro (allusivi alle cerimonie di conferimento delle lauree che si svolgono nella sala sottostante) mentre in basso a destra un altro putto regge un ciondolo con un triangolo equilatero in cui è inscritto l’occhio della Provvidenza, simbolo della Trinità cristiana, ma anche emblema alla Massoneria.

La funzione dell’aula, deputata a ospitare le pubbliche funzioni, le cerimonie accademiche e le lauree, comunicata dal partito decorativo affrescato, veniva ribadita anche dalla iscrizione originaria apposta sulla targa d’ingresso “Palladis togatae palestra candidatis de lavrea certantibvs eaqve ex merito donandis aperta” (Erba 2012), sostituita in occasione dei restauri del 1928 dalla versione ridotta “Palladis togatae Palaestra”.

Lungo tutto il perimetro della volta corrono “bassi rilievi a grottesche, e di tinte a finto stucco” (ASMi, Studi p.a., cart. 443) e quattro medaglioni a monocromo, affrescati simmetricamente sulla volta, con effigiati l’allegoria delle Scienze Naturali a est, le personificazioni del Diritto a sud, delle Lettere a ovest e della Medicina-Anatomia a nord.

Tra le finestre dei lati lunghi campeggiano specchiature con le personificazioni – dipinte come “Cariatidi intrecciate fra grotteschi co’ loro simboli rispettivi tutti a finto stucco” –di una serie di discipline universitarie (ASMi, Studi p.a., cart. 444)

Sulla parete sinistra che si affaccia sul Portico Medico (Cortile dei Caduti) sono affrescate allegorie femminili corredate di simbologie riferite a medici e artisti: laTeologia con le tavole di Mosè e inferiormente su una elaborata mensola rotoli, libri, una bilancia e una stola; laMedicina con, a destra, il gallo di Esculapio, due libri recanti le iniziali di Galeno e Ippocrate e a sinistra il cigno allusivo ad Apollo; leScienze Matematiche e Fisiche con squadra, globo, volumi e l’inusuale presenza di una lente “allusiva al fondamentale ruolo svolto dall’ottica per lo sviluppo delle matematiche e della scienza moderna” (Testa 2008) che riconosce nei titoli dei libri appoggiati sulla mensola “le pubblicazioni promosse dalle più importanti istituzioni scientifiche europee – l’Académie Royale des Science e la Society of London”; leLettere classiche, con il caduceo e i libri di Cicerone e Omero.

Sulla parete destra, prospettante sul Portico Legale(Cortile Volta), campeggiano i vari insegnamenti del Diritto Canonico e Civile (le XII tavole della Legge, le fondamenta del Diritto romano; I simboli della Legge, …), come riporta la “Copia della scrittura conciliata col Pittore Paolo Mescoli per le opere da farsi dal Medesimo nella Sala della Regia Università nella quale si fanno le Pubbliche Funzioni Scolastiche”, 30 settembre 1782 (ASMi, Fondo Studi, p.a., cart. 444).

L’apparato decorativo è completato dai due grandi ritratti a olio dei sovrani Maria Teresa d’Austria e Giuseppe II Asburgo Lorena, dipinti nel 1779 a Vienna da Hubert Maurer che, sebbene pensati appositamente come parte integrante per questa aula, subirono nel corso del tempo alcuni spostamenti.

Con la costruzione della nuova Aula Magna nel 1850 a opera di Giuseppe Marchesi, l’antica sala di rappresentanza viene destinata ad altri usi. Assegnata all’Istituto di Geodesia teoretica nel 1882, viene divisa da un tramezzo in due ambienti per poter ricavare a ovest un’aula per l’insegnamento della Zoologia della Mineralogia e della Geologia, intitolata al noto geologo Antonio Stoppani (1824-1891), e a est il Gabinetto di Geodesia, dotato nel 1882 di un ingresso per poter accedervi dai portici di levante.

Sarà il rettore Ottorino Rossi (1877-1936), motivato dagli studi di Domenico Spadoni (Spadoni 1925), direttore della Segreteria dell’Ateneo dal 1920 al 1932 che aveva individuato nella Grande Aula antica, la “Palladis togatae palestra”, nella quale lessero le loro prolusioni i grandi maestri a comprendere il valore di questo ambiente, decidendo di ripristinare lo spazio originario.

Con l’imminente avvicinarsi del primo centenario della morte di Ugo Foscolo (1778-1827), il Rettore, che faceva parte del Comitato Nazionale nominato dal Ministero della Pubblica Istruzione per le onoranze a Foscolo, propose il restauro di tale storico ambiente, e del partito decorativo, decidendo di intitolare l’Aula al sommo poeta.

Vennero abbattuti la parete divisoria e l’anfiteatro dell’Aula Stoppani e fu commissionato al pittore e restauratore milanese Mauro Pellicioli (1887-1974) il ripristino degli affreschi, con la supervisione del dottor Carlo Nocca regio ispettore onorario ai Monumenti e scavi. Non fu però possibile recuperare una porzione della decorazione originale settecentesca compromessa dall’imbiancatura ma, ispirandosi ai motivi decorativi rimasti e ai simboli presenti sulle due mazze rettorali in argento del 1788, il restauratore riuscì a ricostruire il decoro mancante nelle specchiature.

Il 18 dicembre 1928, in occasione della commemorazione di Vincenzo Monti (1754-1828), professore di poesia e di eloquenza italiana e latina dal 1802 al 1804, nel primo centenario della sua morte, l’aula venne inaugurata solennemente.