Il Museo per la Storia dell’Università

Il Museo per la Storia dell’Università, sito nel Palazzo centrale dell’Ateneo, custodisce collezioni preziose, testimonianza della lunga vita di un antico Studium, fondato nel 1361.

Uno dei momenti di maggior splendore fu, per Pavia, l’ultimo quarto del XVIII secolo: a seguito della riforma degli studi avviata da Maria Teresa d’Austria, la città sul Ticino divenne un centro culturale all’avanguardia, con docenti quali Lazzaro Spallanzani, Antonio Scarpa e Alessandro Volta.

A questi anni risale il nucleo originario delle collezioni di fisica, sviluppatasi intorno agli strumenti del laboratorio di Volta, e di medicina, erede del gabinetto anatomico che Scarpa raccolse nei locali che oggi ospitano il Museo.

Il progetto di raccogliere tutte queste testimonianze in un’esposizione permanente risale agli anni Trenta del XX secolo, quando alcuni eventi espositivi misero in luce quanto il patrimonio di documenti, strumenti, volumi e preparati conservato nell’Università di Pavia fosse prezioso per testimoniarne la storia, oltre che le scoperte scientifiche e le vicende che avevano visto protagonisti docenti e ricercatori dell’Ateneo. Alle collezioni settecentesche si unirono pezzi non più in uso per didattica e ricerca, provenienti dall’Istituto di fisica, o da altri Istituti e cliniche universitarie, o donati da privati, tra i quali microscopi, vetrini e documenti legati all’attività di Camillo Golgi, il primo italiano a vincere il premio Nobel per la medicina.

La sezione di medicina si articola in tre sale dedicate all’anatomista Antonio Scarpa, al chirurgo Luigi Porta e all’istologo e patologo Camillo Golgi. I visitatori sono accompagnati in un viaggio nel tempo, per scoprire, nella Sala Scarpa, il modo in cui nel Settecento si studiavano anatomia e chirurgia, ammirando preparati naturali, modelli in cera e il prezioso strumentario chirurgico di Giovanni Alessandro Brambilla, che fu chirurgo personale dell’Imperatore Giuseppe II. La Sala Porta ospita preparati anatomici e patologici, strumenti chirurgici, protocolli di esperienze e cartelle cliniche in gran parte provenienti dal museo che Luigi Porta, allievo di Scarpa e poi docente di chirurgia, allestì nella clinica chirurgica dell’Ospedale S. Matteo. La sala testimonia, nel suo complesso, le grandi innovazioni avvenute intorno alla metà del XIX secolo, soprattutto nel campo della chirurgia, con l’introduzione di anestesia e antisepsi.

La terza sala è dedicata a Camillo Golgi, vincitore, nel 1906, ex aequo con lo spagnolo Santiago Ramón y Cajal, del premio Nobel per la medicina per l’invenzione di un metodo istologico, la reazione nera o cromoargentica che pose le basi delle moderne neuroscienze.

La sezione di Fisica si articola in due sale: il Gabinetto di Fisica di Volta, e il Gabinetto di Fisica dell’Ottocento. Alessandro Volta, successore di Carlo Barletti alla cattedra di fisica sperimentale, giunse a Pavia nel 1778 e cominciò alacremente a lavorare all’arricchimento della collezione, ideando strumenti, realizzati poi con l’ausilio di validi artigiani e acquistandone altri anche durante i propri viaggi in Europa. L’attrezzatura del Gabinetto di fisica veniva utilizzata anche per esperienze pubbliche, alle quali partecipavano, insieme agli studenti, numerosi spettatori delle più varie estrazioni e provenienze, per cui venne appositamente costruito un nuovo e più ampio teatro fisico, l’odierna Aula Volta.

Nel 1799, alla fine di un dibattito che per quasi un decennio lo oppose a Luigi Galvani, Volta costruì lo strumento che più lo rese famoso, la pila, il primo generatore di corrente elettrica continua. Il successo fu immediato e travolgente. La pila di Volta è alla base dell’elettrochimica, dell’elettrodinamica e dell’elettromagnetismo. Oggi le invenzioni, di Volta – l’elettroforo, la pistola elettrico-flogopneumatica, gli eudiometri, gli elettrometri a paglie, l’elettroscopio condensatore, le pile – sono esposti su quello che fu il tavolo da lavoro dello scienziato.

Una seconda sala raccoglie gli strumenti acquistati e utilizzati dai successori di Volta alla cattedra di fisica fino ai primi anni del XX secolo.

Lidia Falomo e Carla Garbarino

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